venerdì 26 luglio 2024

UN AMORE CLANDESTINO


 Manfred non ha più voglia di fare la guerra con nessuno. Qualche capello bianco di troppo lo ha reso forse saggio e un nipotino, da portare allo stadio per tramandare la fede calcistica, lo ha rinfrancato nello spirito. Uno spirito infranto in tanti anni di battaglie per la propria squadra, il più delle volte con poco riscontro positivo e non solo in termini di risultati sul campo. Molti tifosi berlinesi dell’Hertha come lui, potrebbero scrivere pagine e pagine di libri riguardo al concetto di attaccamento e amore verso la propria squadra del cuore. Per ventotto anni hanno vissuto da tifosi clandestini, colpevoli di sostenere la squadra sbagliata della propria città. Una storia incredibilmente triste ma nello stesso tempo molto romantica che merita senz’altro di essere narrata. Nell’agosto del 1961, la Repubblica Democratica Tedesca pensò di erigere un muro a Berlino per fermare la fuga di tanti cittadini verso ovest, stanchi della dittatura a cui erano sottoposti. Per i tanti tifosi dell’Hertha , tra cui Manfred, che abitavano ancora nella parte est della capitale, fu l’inizio della fine. Nei primi mesi dopo la costruzione del muro, passava i sabati pomeriggi in piedi di fianco allo stesso, ascoltando i suoni che arrivavano dal campo di gioco dell’ Hertha, a pochi metri di distanza dalla frontiera. Bastava questo per sentirsi parte integrante del club. Quando però la sua squadra traslocò nello stadio olimpico a chilometri di distanza dal confine tutto diventò inutile. Le informazioni sull’Hertha arrivarono a singhiozzo così formò insieme ad alcuni fidati, un club di tifosi a Berlino Est, ovviamente illegale. Una volta al mese prenotavano una sala interna di un bar presentandosi come un club di bingo e ricevevano la visita di allenatori, giocatori o dirigenti dell’Hertha che attraversavano la frontiera. Quando nei programmi ufficiali delle partite cominciò a comparire la notizia degli incontri con i fedeli tifosi di Berlino Est, la Stasi, organizzazione di sicurezza e spionaggio della DDR, divenne sospettosa e cominciò a fermare i membri della squadra alla frontiera. Dopo la caduta del muro il nuovo stato tedesco ha permesso alle vittime della Stasi di leggere i dossier che li riguardavano. Manfred scoprì quante cose incredibilmente sapeva la Stasi sul sul conto. Tante volte proprio il vicino di casa era una spia della Stasi. Veniva considerato elemento sovversivo allo stato perciò meritevole di accurata sorveglianza. Come valvola di rivalsa, lui e i suoi amici  tifavano per ogni squadra occidentale che ne affrontasse una orientale. Le partite dei due club di calcio di Berlino Est (la Dinamo e l’Union presiedute dai comandanti della Stasi) erano affollati solo quando nelle coppe europee affrontavano squadre occidentali. Inutile dire per chi tifassero i tanti tifosi dell’Hertha in quelle occasioni. Si ricorse agli stratagemmi più incredibili pur di vedere l’Hertha giocare. Ai cittadini della DDR era permesso di spostarsi liberamente nei confini del blocco sovietico e chi se lo poteva economicamente permettere lo faceva. L’Hertha giocò una partita di coppa in Polonia con il Lech Poznan. Manfred parti carico di speranza. Quel giorno al confine polacco ci fu una coda davvero lunga, ma gli ufficiali di frontiera sapendo della partita rimandarono indietro le automobili. Manfred avendo previsto tutto ciò, portò con se la madre. Si inventò che la donna era cresciuta in Polonia e la stesse portando a vedere la casa natale. Manfred riuscì a vedere la partita. Credette di aver battuto il sistema, ma la Stasi era al corrente del suo viaggio, come scoprì in seguito nel dossier sul suo conto. Quest’incubo fini la notte del 9 Novembre del 1989 quando il muro crollò. Ordè di tifosi dell’Hertha di Berlino Est indossando maglie della squadra degli anni cinquanta corsero in lacrime fino allo stadio olimpico. In quell’anno l’Hertha giocava nella serie B tedesca. Alla prima partita dopo la caduta del muro contro il Wattescheid c’erano sessantamila persone. Nella conferenza stampa dopo la partita i dirigenti dell’Hertha affermarono con orgoglio che in tribuna erano stati invitati i dirigenti della Dinamo e dell’Union, i capi della Stasi, proprio quelli che per anni non avevano permesso ai tifosi di Berlino est di seguire la propria squadra. Per Manfred fu un atroce tradimento. All’incontro successivo dell’Hertha gli spettatori furono solo quindicimila.

 

DP


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 Settembre 2005