venerdì 26 luglio 2024

TIME OF PERFECTION


 Paolo quel pallone che viaggiava trasversale nel cielo di Londra lo aspettava da un po’. Orgoglioso com’era, la voleva vincere quella partita col football inglese e il risultato era inchiodato da tempo sulla parità a quota uno. Un tiepido sole di primavera disegnava una luce chiara e leggera, allora decise che quello era il momento di lasciare il segno. Per sempre. “Fottuto bastardo italiano” gli avevano rinfacciato per quella spintarella all’arbitro. Undici giornate di squalifica nella patria del football, assomigliano ad una condanna definitiva. Testa calda, gran talento sprecato, solite cose. Ci stette male per tempo, inchiodato da una critica feroce e crudele. Ma a lui il calcio anglosassone piaceva, piaceva eccome. Lontano anni luce da quel calcio italiano da cui era dovuto scappare a gambe levate. Il suo talento non gli era bastato per accaparrarsi una maglia da titolare importante, tanto valeva provare a cercare qualcosa di diverso altrove. Finì prima in Scozia con una maglia biancoverde orizzontale iconica, poi a Sheffield sponda Wednesday. Ora se ne stava qua, in uno stadio e con una tifoseria che finalmente lo adorava come forse nessuno mai aveva fatto. Il punto del pareggio col football d’oltremanica lo aveva ottenuto con la maglia claret and blue qualche tempo prima, rinunciando ad un gol quasi sicuro. Premio fair play dell’anno. D’altronde sai che soddisfazione buttarla dentro col portiere starnazzante a terra. Quel pallone spiovente allora, era troppo invitante per non provarci, per cambiare la sua storia in Inghilterra in modo definitivo. D’istinto chiuse gli occhi e si coordinò come un ballerino alla Scala. Uscì fuori una stella filante di rara bellezza, un abbaglio di classe e leggerezza, una roba che ancora adesso a Londra sponda hammers ricordano come il passare di una stella cometa. Una traiettoria disegnata col compasso che si deposita precisa e puntuale alle spalle del portiere del Wimbledon. Un gol favoloso, fra i più belli di sempre del campionato inglese. Istinto e follia. “Time of perfection” lo definirà egli stesso. Ora Paolo sta tornando verso metà campo a testa alta e sguardo fiero, con quel cazzo di orgoglio straripante che non l’ha mai abbandonato anche nei momenti più duri, godendosi quel coro che tanto gli piace intonato sul ritornello della donna è mobile del Rigoletto. “Paolo Di Canio, Paolo Di Canio, Paolo Di Canio, Paolo di Canio”. Il Boleyn Ground è ai suoi piedi.


DP


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Monaco di Baviera (Allianz Arena e Olympiastadion)

 Settembre 2005