venerdì 26 luglio 2024

GLASGOW IS BLUE


 “Ed ora che si fa?” urlò infuriata e ansimante Giada. La corsa affannata verso quel pullman da non perdere assolutamente, le aveva reso le gambe dure come il muro e il respiro spezzato. Lei avrebbe voluto essere altrove, passeggiare ancora una volta sulla Royal Mile di Edimburgo invece che trovarsi in questo buco di culo chiamato Glasgow a rincorrere un mezzo che l’avrebbe portata a visitare uno stadio di calcio. Colpa del suo fidanzato Davide, e di quella sua fissa per il calcio. Anche in questi pochi giorni di vacanza natalizie che stavano trascorrendo in Scozia, l’aveva martellata col football ed oggi il programma prevedeva un luogo calcistico: Celtic Park. Davide sbuffò di delusione e rabbia. Quello era l’ultimo bus utile dalla stazione centrale dei treni di Glasgow per poter visitare Celtic Park con relativo tour, l’ultimo utile per poi aver il tempo necessario per rientrare ad Edimburgo, dove soggiornavano, con l’ultimo treno della sera. Davide guardò la cartina di Glasgow in cerca di un’alternativa credibile e l’occhio gli cadde sulla mappa della metropolitana, sulla circolare di Glasgow, e li trovò un nome famigliare: Ibrox.“Dai Giada, non ti preoccupare…..ti porto a vedere lo stadio dei Rangers!”. Giada non trovò nemmeno il coraggio di protestare, non trovò parole di fronte al fidanzato, si lasciò guidare sconsolata e infreddolita verso la scala che portava sotto l’asfalto di Glasgow. Poche fermate e sarebbero scesi a Ibrox. Il freddo gelido e il buio stavano arrivando veloci e impietosi come quel maledetto giorno di trentacinque anni prima, Ewan davanti al cancello di entrata di Ibrox stava ripensando a quella giornata faticosa che andava a terminare. Prima il cerimoniale per la commemorazione del disastro del 1971 in mattinata, poi i soliti tour dello stadio a cadenza oraria. Un sacco di gente a cui dare ascolto, i suoi 72 anni ormai iniziavano a pesare sul suo fisico asciutto. Era stanco e non vedeva l’ora di chiudere e tornarsene a casa. Sentì due persone litigare, proprio  davanti al monumento, fra le corone di fiori e le migliaia di oggetti lasciati a memoria. Due italiani….figurarsi. I soliti rozzi irrispettosi. Capiva qualcosa della loro lingua, di sicuro aveva inteso che la ragazza si lamentasse del fatto di aver trovato chiuso lo stadio e lo stesse rinfacciando in maniera diretta e nervosa al ragazzo che probabilmente era il suo fidanzato. Ebbe un moto di compassione e li chiamò con un cenno di mano. “Dai ragazzi, se smettete di litigare vi faccio fare un giro veloce” disse in un italiano stentato ma comprensibile.“Grazie mille signore, il mio fidanzato qua, è tutto il giorno che mi fa correre come una dannata, quando abbiamo perso il pullman per lo stadio del Celtic pensavo di svenire in strada”. Il Celtic no cazzo, il Celtic no cazzo. A questi due italiani ignoranti ora racconterò la nostra gloriosa storia al costo di star qua fino a mezzanotte. Ewan li fece accomodare in uno stanza dello stadio e gli portò del the caldo. Proseguirono visitando la sala trofei e gli spogliatoi, dove si sedettero su una panca di legno. Prese un respiro profondo ed entrò in tranche da narrazione in un inglese scolastico, perfetto per le limitate conoscenze dei due ragazzi. Raccontò loro degli oltre cento trofei vinti dal club ed in particolare della Coppa delle Coppe del 1972. Lui c’era al Camp Nou di Barcelona. Quel 3-2 alla Dinamo Mosca fu un partita incredibile, con invasione di campo dei tifosi scozzesi già dal primo gol della partita, un trofeo consegnato per la prima volta negli spogliatoi e che costò un anno di squalifica alla squadra in campo europeo per le intemperanze dei tifosi. Un episodio non certo edificante, per cui provare un poco di vergogna ma che veniva dopo poco più di un anno dalla tragedia del 2 Gennaio 1971, per cui il popolo dei gers aveva tanto pianto e sofferto. Durante il primo old firm dell’anno 1971 giocato ad Ibrox, nei minuti di recupero il Celtic passò in vantaggio. La folla dei Rangers iniziò a sfollare delusa verso l’esterno quando il capitano Colin Stein segnò il gol del pareggio. Nella confusione mista trepidazione per il pareggio ottenuto, probabilmente un bambino per mano al padre cadde a terra, provocando una reazione a catena. Il bilancio fu drammatico, sessantasei morti per asfissia e soffocamento, tra cui molti bambini. Una tragedia immane. Davide sentì una fitta al cuore. Tutto sembrò uguale e doloroso a quanto vissuto con la sua squadra del cuore in un giorno di Maggio del 1985 a Bruxelles. Sentì la stessa impotenza e rabbia verso un destino atroce, perfido, bastardo. Cercò di spiegarlo a Ewan. Il vecchio annui con le lacrime agli occhi.  “È una tragedia che ci ha sempre accomunati purtroppo. Ho sempre avuto un occhio di riguardo per la Juventus. L’ho sempre seguita da lontano ma con interesse. Vi dirò…la squadra di Lippi del 1996 è stata una delle più spettacolari viste in questo stadio negli ultimi vent’anni”. Davide e Giada, guardarono l’orologio. Il tempo era volato senza saperlo e anche l’ultimo treno di rientro per Edimburgo, ormai impossibile da prendere. Non ne fecero un grosso dramma, si sarebbero arrangiati in qualche modo. Salutarono affettuosamente Ewan. Quel tempo passato insieme a lui lo avrebbero portato nel cuore a lungo. “Ragazzi un’ultima cosa solo per voi”. Li fece uscire sull’esterno verso le tribune e mostrò loro Ibrox spendente e illuminato. Glasgow is blue.


DP

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