mercoledì 11 dicembre 2024

David Trezeguet

2006

Questa è la storia di un’attaccante straordinario, uno dei più prolifici che abbia mai vestito la casacca bianconera della Juventus
Si era appena concluso il campionato europeo del 2000 che ci aveva visti protagonisti a livello di nazionale, ma che proprio lui, David Trezeguet, ci aveva “scippato” con uno splendido golden gol nella finale di Rotterdam.
Arrivò in quell’estate alla corte di Ancellotti partendo nelle gerarchie dell’allenatore emiliano, alle spalle della collaudata coppia Filippo Inzaghi-Alex Del Piero.
Che fosse un predestinato, già lo si sapeva da molto tempo.
David Trezeguet si presentò al calcio che conta nella Champions League 1997/1998.
Si giocava all’Old Trafford di Manchester il ritorno dei quarti di finale di Champions League tra i padroni di casa dello United e il Monaco. Dopo lo 0-0 in terra francese, Trezeguet portò in vantaggio il Monaco al quinto minuto di gioco. Uno splendido tiro dal limite dell’area che superò il danese Schmeichel. La partità terminò 1-1 per la disperazione di Sir Alex Ferguson.
Aveva solo 20 anni ma l’istinto di killer d’area serpeggiava già nelle sue vene.
In quell’anno a luglio divenne campione del Mondo con la sua nazionale
In maglia bianconera fu subito letale per le difese avversarie.
Si presentò tifosi bianconeri con un gol di rapina a San Siro guidando alla rimonta la Juventus contro il Milan raggiunto poi al novantesimo da uno splendido gol di Conte (passaggio di David).
Nel corso della sua prima stagione lo spilungone franco-argentino. si seppe ritagliare un posto di prim’ordine realizzando 14 reti in campionato e una in Champions.
I vari infortuni nel corso degli anni gli hanno precluso la possibilità di superare molto prima la soglia dei 100 gol ufficiali in bianconero.
David è entrato nel cuore degli juventini per aver colpito a sangue le squadre più odiate.
Come dimenticare i suoi gol al Milan, all’Inter ma soprattutto al Real Madrid?
Tre sono in particolare le marcature che tutti i tifosi bianconeri ricordano.
La prima sicuramente è quella del 5 Maggio 2002. Un gol che diede inizio ad una giornata indimenticabile. Un colpo di testa a superare il portiere dell’Udinese che dirottò lo scudetto sotto la mole lasciando Ronaldo a piangere sul prato dell’Olimpico.
La seconda è quella al Real Madrid a Torino nella scorsa edizione di Champions. David iniziò la scorsa stagione alla grande grazie alla fiducia riposta in lui da Fabio Capello. Poi la decisione di operarsi alla spalla da tempo malandata. Il rientro, poi la ricaduta.
La Juve dopo aver perso per 1-0 al Santiago Bernabeu, si trovò 0-0 a metà del secondo tempo nel match di ritorno. Capello provò la carta della disperazione: David Trezeguet. Era al rientro, non era ancora al 100% ma questo non gli impedì di segnare forse il più bel gol con la maglia bianconera.
Cross di Camoranesi, sponda di Ibrahimovic e David con una grande acrobazia al volo mandò la palla alle spalle di Casillas. Nei colpi volanti è sicuramente il numero uno al mondo.
Il terzo sigillo da ricordare è quello al Milan nello scorso campionato a S.Siro. Un gol regalò di fatto il ventottesimo scudetto e che affermò la supremazia su un Milan che dal punto di vista tecnico ma soprattutto a livello di uomini forse era superiore.
Come in ogni storia degna di nota ci sono però anche i momenti brutti.
Come dimenticare la maledetta finale di Champions a Manchester? La più brutta prestazione della Juventus di quella stagione condita da delle scelte di Lippi per lo meno discutibili. I rigori finali, con David che consegna il pallone nelle mani di Dida….. un brutto colpo per l’attacante di Rouen.
E come dimenticare quella che secondo molti doveva essere la sua ultima partita in bianconero?
Si giocava la finale di ritorno di Coppa Italia 2003-2004 contro la Lazio. David era certo di finire a Barcellona dove Frank Rjikard voleva farlo diventare l’attaccante principe del suo Barca.
Trezeguet voleva regalare alla Juve il suo ultimo trofeo ma non ci riuscì. La partita finì 2-2 dopo lo 0-2 dell’andata e nonostante un suo fenomenale gol di testa in apertura la coppa finì a Roma.
Al triplice fischio finale David andò a salutare la curva bianconera per l’ultima volta e a molti è sembrato vedere nei suoi occhi lacrime di commozione verso quei tifosi che mai e poi mai avrebbero voluto vederlo andare altrove. Poi arrivò Capello e il resto è storia.
Ho visto tanti centravanti formidabili nella mia vita.
Nella mia classifica personale metto in ordine decrescente Van Basten, Vialli e Batistuta. Un rapace d’area come Trezeguet però credo sia inimitabile. E ’il goleador più incredibile degli ultimi due decenni.

DP



Amarcord: Mirta e Ramon


 

Amarcord: Ho rubato la Coppa dei Campioni



mercoledì 4 dicembre 2024

Ryan Giggs

 2009

“Riceve palla il gallese, manda al bar un avversario, un altro, destrooo… e lo United è in vantaggio”.
Lui è Ryan Giggs, classe 1973, la classe fatta in persona.
Gioca nel Manchester United e domenica 8 Febbraio 2009 ha stabilito un record incredibile.
Da quando esiste la Premier League inglese (17 stagioni) è l’unico calciatore ad aver segnato almeno una rete in ogni campionato.
Per stabilire questo record ha voluto esagerare. Un gol da favola, con due avversari mandati a gambe in aria e un tiro di destro (lui che è mancino) a fil di palo.
Nato in Galles da mamma gallese e padre inglese, fino alla maggiore età, il suo cognome era Wilson ed aveva nazionalità inglese.
Il pessimo rapporto con il padre lo ha portato a cambiare cognome adottando quello della madre ed a scegliere il Galles come sua nazionale.
Troppo spesso dimenticato fra i canditati al pallone d’oro, Giggs per via del suo gioco è il classico giocatore stimato e rispettato anche dalle tifoserie avversarie.
I sui scatti e li suoi dribbling incredibili sono i marchi di fabbrica di un talento purissimo, di cui a beneficiato sola squadra nella sua carriera: il Manchester United.
Dal 1990 è elemento di spicco nelle file dei Red Devils.
Al pari di Beckham, Scholes, Butt e i fratelli Neville fa parte dei ragazzi d’oro di Sir Alex Ferguson (i cosiddetti Fergie's Fledglings) che dalle giovanili del club hanno scalato molti gradini diventando campioni di questo sport.
I tifosi del Manchester lo hanno eletto terzo miglior giocatore di sempre nella storia della squadra dietro a Cantona e Best.
Il suo gol più bello lo realizza in semifinale di FA Cup del 1999 contro l'Arsenal nei tempi supplementari, al culmine di una bella azione personale, iniziata partendo in slalom dalla sua metà campo.
Nell'ultima giornata del campionato 2007-2008, sostituendo Park Ji-Sung, eguaglia il record di presenze con la maglia dello United di Bobby Charlton a quota 758 presenze. Dieci giorni dopo, vince la Champions League segnando uno dei rigori decisivi nella finale vinta contro il Chelsea.
Nella finale sorpassa il record di presenze quando entra al posto di Paul Scholes.
Nella sua carriera ha vinto 10 Premier League, 4 FA Cup, 6 Community Shield, 2 Football League Cup, 2 UEFA Champions League, 1 Coppa delle Coppe, 1 Supercoppa Europea, 2 Coppe del Mondo per club ed è stato eletto per 2 volte miglior giovane calciatore dell'anno nel 1992 e 1993.
Detiene inoltre il record del gol più veloce nella storia del Manchester United.
Il 18 novembre 1995 in 15 secondi appena, segna la rete dell’uno a zero al Southhampton.
A 35 anni suonati, gioca ancora con la voglia e la disponibilità di un ragazzino, esempio per tutti i compagni di squadra.
Non a caso capitan Rio Ferdinand in occasione dell’ultimo successo in Champions League a Mosca gli concede di alzare insieme a lui, la coppa dalle grandi orecchie.

DP



Sarajevo (pista bob olimpica)

 Agosto 2024


Sono passati quarant’anni dall’evento sportivo più importante nella storia di Sarajevo.

Di quelle olimpiadi invernali è rimasto poco.
Unico luogo veramente di nota è la pista di bob olimpico.
Con la funicolare si può salire sul monte Trebevic e camminare lungo la discesa della pista.
Tra murales e graffiti rimane un luogo particolare da visitare.























Sarajevo (stadio Grbavica)

Agosto 2024


Nel popolare quartiere di Sarajevo “Grbavica” sorge lo stadio dello Zeljenznicar.

I ferrovieri nascono nel 1921 e sono di fatto la squadra più vecchia della città.
Lo stadio da fuori è abbastanza fatiscente.
Riesco ad intrufolarmi grazie alla cortesia di un dipendente del club e a sorpresa trovo un impianto tenuto in maniera dignitosa.
All’esterno la fanno da padrone i murales dei “Maniacs”






























Intervista a Franco Cerilli

 Anno 2015

Una mattina telefono a Franco Cerilli per la pagina Bar Sport.
Ne nasce un pezzo che non uscirà mai.
Perso fra i meandri di qualche computer per anni.
Poi all'improvviso riappare come per magia.
Di seguito trovate questa gratificante intervista ad un calciatore del nostro calcio.
Grazie a Franco Cerilli per avermi concesso di riproporla anche se è passato del tempo.
"Pronto Franco? Sono della pagina Bar Sport”.
“Richiamami fra due minuti che sto pagando la spesa alla cassa”.
Nasce cosi fra le casse di un supermercato, la mia intervista a Franco Cerilli, ex calciatore professionista anni 70 e 80.
Lo richiamo. La sua cadenza veneta me lo rende subito simpatico e cordiale.
Gli spiego a grandi linee gli obiettivi che ci siamo posti con la pagina Bar Sport e lui forse capendo di non essere di fronte alla solita intervista a cui ha fatto fronte durante la sua carriera, si apre ai ricordi in maniera completa e competente.
Ne nasce un monologo di una quindicina di minuti, io lo lascio parlare a briglia sciolta, ho giusto il tempo di intervenire nel fare qualche domanda.
A posteriori posso dire che rimarrà una delle esperienze personali più gratificanti da quando abbiamo aperto la pagina, perché sentirsi raccontare da un diretto interessato alcune storie e parlato di alcuni personaggi che abbiamo cercato di proporre è stata un’emozione non da poco.
“La nostra pagina racconta di calcio nostalgico. Vogliamo far riscoprire ai più giovani certi calciatori e situazioni che fanno parte della storia del calcio, per intenderci a noi di Balotelli, Cristiano Ronaldo e Messi frega poco. Parto da qua. Se pensi ad un calciatore moderno provi più invidia, magari pensando agli ingaggi stratosferici o è maggiore l’orgoglio per aver fatto parte di un calcio che non c’è piu?”
“La parola invidia non fa parte del mio vocabolario. Posso dire di essere un privilegiato per aver fatto un lavoro, se così si può definire, che mi ha gratificato e regalato bellissime sensazioni e ricordi. In tanti in questi anni mi hanno chiesto se quel calcio fosse migliore di quello attuale e in sincerità non so rispondere. Sicuramente è cambiato ma non so dire se fosse migliore o peggiore. Posso affermare che è cambiato il modo di approcciarsi al calcio, vedo troppi giocatori che vivono una realtà parallela a quella attuale e che in alcuni casi rifiutano un autografo a dei tifosi che li osannano. E’ cambiato il modo di far avvicinare i bimbi al calcio. Non si vedono più uscire ragazzini dai rioni, dai campetti o dagli oratori, vengono mandati subito nelle scuole calcio, il che li rende un po’ tutti uguali. Troppo tatticismo, troppi paroloni, i contropiedi oggi si chiamano ripartenze. Manca la fantasia e per uno come me che giocava molto d’istinto è una cosa triste. In definitiva il calcio attuale ad alti livelli non mi piace”
“Raccontaci della tua carriera”
“A sedici anni vado a giocare alla Massese in serie C dove riesco a mettermi in mostra come uno dei talenti emergenti. Dopo 3 anni l’Inter decide di puntare di me e a 19 anni mi ritrovo a San Siro con la maglia neroazzurra.”
“Arrivi a Milano con l’appellativo di nuovo Corso. Ti è pesata questa cosa?”
“Sinceramente non mi è mai importato molto. Ho sempre pensato a divertirmi in campo e far divertire la gente sugli spalti. Non mi è mai pesata la maglia, ero giovane e cercavo di togliermi le soddisfazioni senza troppe ansie. Anche in seguito perso il treno delle grandi squadre non mi sono perso d’animo e anche in provincia ho fatto emergere le mie qualità. E poi se vogliamo dirla tutta io ero un Sivoriano, impazzivo per Omar e giocavo coi calzettoni abbassati nel tentativo di imitarlo. All’Inter ho collezionato una ventina di presenze in due stagioni e anche per motivi che potrebbero annoiarti, ho perso questa occasione e l’anno dopo sono sbarcato a Vicenza”
“Qual’era il segreto di quel Real Vicenza?”
“Sono stati anni splendidi, in attacco avevamo un fenomeno come Paolo Rossi che in 3 anni ha fatto una sessantina di gol, molti dei quali portarono anche il mio contributo. E poi giocatori come Carrera in difesa, Salvi e Guidetti a centrocampo e l’inarrestabile Roberto Filippi. Arrivammo secondi dietro la Juve in una favola calcistica italiana difficilmente ripetibile ai giorni d’oggi. In panchina avevamo un grande allenatore come Giovan Battista Fabbri. Lui sapeva come prenderci individualmente, perché come dice Fabio Capello ci sono tanti bravissimi allenatori ad alti livelli ma la vera differenza è la gestione dello spogliatoio. Fabbri era un gran psicologo del gruppo e i risultati poi sono arrivati. Dopo Vicenza sono stato a Pescara e poi a Padova dove rimasi due stagioni. Li mi accolsero alla grande facendomi sentire uno di loro. Ancora oggi nei corridoi del vecchio Appiani fra le fotografie dei grandi giocatori della storia del Padova c’è anche la mia ed è una cosa che mi enormemente piacere. I giocatori che affermano che le gratificazioni personali non contano più di tanto dicono una bugia. Io sono molto orgoglioso di questo”
“Qual è stato il miglior giocatore con cui hai giocato?”
“Ho giocato con due palloni d’oro (Rossi e Baggio), con Boninsegna, Facchetti, Mazzola quindi mi vien difficile dire chi sia il migliore. Potrei dirti il migliore nel proprio ruolo ma son gusti personali. Ho imparato molto da tutti questi campioni. Sono stato il capitano di Roberto Baggio nell’ultima mia parentesi a Vicenza a fine carriera. Posso dire con orgoglio di aver avuto il privilegio di aver giocato con lui”
“E il più rognoso?”
“Un vero rompipalle in campo era Salvatore Bagni, ma anche il mio compagno di squadra Boninsegna. In campo picchiava, ne diceva di ogni, litigava con tutti, poi tolti gli scarpini si trasformava nella fantastica persona che tutti conosciamo”
“Hai collezionato alcune presenze con la nazionale di serie C da giovane, agli ordini di un certo Bearzot. Che ricordo hai di lui?”
“Già dai primi approcci mi colpì la sua serietà ma allora non era ancora il Bearzot di Spagna 1982. Ho avuto la fortuna di incontrarlo in seguito durante la Coppa Pelè in Brasile a cui partecipai anche io. Si trattava di un Mundialito per gli over 35 ed era quasi un torneo di esibizione. Mi ricordo il rispetto che gli portavano i campioni del Mondo. Tutti a chiedere il permesso anche per uscire la sera o passare qualche ora da turista nonostante il torneo fosse quasi amatoriale. Una persona che si era guadagnata la stima di tutti e portava rispetto a tutti, in definitiva un signore del nostro calcio, una bella persona”
“Ti occupi ancora di calcio atttualmente?”
“Ho allenato per diversi anni e alleno tutt’ora nei settori giovanili e in categorie minori intorno a casa. Mi diverto, il richiamo dell’erba è ancora magico. Ma non quella sintetica attuale, quella vera di quando giocavo abbassandomi i calzettoni cercando di imitare Omar Sivori”

DP



David Trezeguet

2006 Questa è la storia di un’attaccante straordinario, uno dei più prolifici che abbia mai vestito la casacca bianconera della Juventus Si ...